Lavorare nei rossi: il lavoro domenicale

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“E il settimo giorno Dio si riposò da tutte le opere che aveva portato a termine”. Persino Dio la domenica, per definizione il suo giorno, il giorno del Signore, non lavora. Anzi, si gode le meritate preghiere e adorazioni. Tornano ciclicamente in auge le discussioni sul lavoro domenicale e festivo in genere, se sia giusto, quanto andrebbe retribuito, se e come andrebbe limitato, se porti o meno benefici all’economia e in caso affermativo a discapito di cosa.

Partiamo dalla ratio che sta alla base dell’ufficializzazione di tutto, la ragione per cui ad un certo punto si è voluto investire a livello governativo su questa tematica: l’economia. Per meglio dire: i soldi. Come sempre. Il pensiero che sta alla base della liberalizzazione delle aperture dei negozi è il seguente: se i negozi sono chiusi la gente sta a casa, se la gente sta a casa non spende soldi. Sia mai che riesca a mettere da parte due lire o centesimi che dir si voglia. “Apriamo tutti i negozi sempre!”. Questo vuol dire liberalizzare le giornate di apertura, permettere a chi possiede (attenzione: possiede, non lavora) un negozio di rimanere aperto un giorno in più a settimana. Ovviamente si è lasciata la discrezionalità ai proprietari, non lo si è imposto a livello normativo, a mio avviso una scelta di comodo, una mancata assunzione della responsabilità. Perché dare la possibilità ad un proprietario di aprire un giorno in più significa ottenere un risultato certo senza neanche l’imposizione. E’ un po’ come se foste a dieta e qualcuno vi piazzasse davanti la vostra pizza preferita, non obbligandovi a mangiarla, ma neanche vietandovi di farlo. A questo punto la discussione si scinde in due parti, lungi da me riaprire una battaglia sindacale, che gli Dei mi fulmino, ma subito si è riaperta la partita proprietari vs lavoratori.

Da un lato i proprietari delle attività, dopo aver fatto i propri conti sui costi e i guadagni del rimanere aperti un giorno in più hanno deciso se aprire o meno i propri negozi. Dall’altra parte i lavoratori che si sono ritrovati ad essere messi in turno la domenica e i giorni festivi.

“Si, ma io ti pago di più!”. Vero, chi lavora la domenica ed i giorni rossi del calendario viene retribuito un po’ di più, rispetto a chi non lo fa, ovviamente parliamo solo delle ore effettivamente lavorate nel giorno di festa, non si ottiene la medaglia Pokemon di super lavoratore e quindi la retribuzione maggiorata a fine mese. Non è uno status quo, se lavori nei rossi bene, altrimenti ti attacchi. Ah, dimenticavo, la scelta non è tua.

“Abbiamo creato posti di lavoro!”. Vero, si è aperta qualche posizione, dovendo coprire un orario di apertura maggiore si è reso necessario assumere qualche dipendente in più. Non parlerò qui della situazione contrattuale in Italia, altrimenti non ce la caviamo più. E’ anche vero che si sono andate a scaricare le ore lavorative settimanali visto che essendo data la possibilità alle persone di andare in negozio sette giorni su sette di sicuro qualcuno si è spostato dalle giornate infrasettimanali a quelle festive. Se devo comprare un frullatore vado in negozio una volta sola, non è che ci vado due volte perché la domenica sono aperti.

“Ma noi non vediamo più le nostre famiglie!”. Vero anche questo. La domenica è per tradizione il giorno della famiglia (per chi ne ha una). I bambini sono a casa da scuola e i genitori dal lavoro. Finalmente possiamo stare tutti insieme una volta tanto. Per poi ringraziare il cielo di poter tornare a lavoro lunedì e non dover sentire le scimmie urlatrici e tiratrici di escrementi che abbiamo con fatica e sofferenza partorito e cominciato a crescere.

La verità secondo Kappa. Lavoro da molti, troppi, anni nel terziario e quindi so bene cosa voglia dire lavorare (quasi) ogni domenica, Natale, Capodanno, 25 Aprile, 1° Maggio, 2 Giugno, 15 Agosto etc. E’ assolutamente vero che i turni festivi vengono retribuiti di più, ma posso garantirvi che non è così tanto di più e di sicuro nel lungo periodo il guadagno è ben poca cosa e non fa la differenza, anche perché in fin dei conti le retribuzioni mensili sono sempre quelle. Con l’invecchiare comincia a pesarmi non poter essere a casa, al parco, in giro per il mondo quando tutti gli altri sono liberi soprattutto quando “Gli altri” sono la tua compagna, i tuoi amici e i tuoi parenti. Altra triste verità: nonostante si lavori nei giorni festivi non si hanno a disposizione più giorni di ferie. Ergo, mentre chi ha un lavoro “Tradizionale” ha diritto a 28 giorni (almeno) di ferie non contando i giorni rossi del calendario in cui la sede di lavoro è chiusa e quindi si è di fatto ed obbligatoriamente in ferie, chi si ritrova a lavorare la domenica ha diritto allo stesso numero di giorni di vacanza. Ci sono dei lati positivi ovviamente: hai sempre una scusa per poter balzare gli inviti a cene scomode (anche se di fatto non sei in turno, tanto i tuoi amici e parenti sono a cena, nessuno verrà a controllarti), se hai bisogno di andare in banca, in comune e simili e non lavori in settimana non sei costretto a prenderti qualche ora di permesso per andarci, ma sinceramente non ne vedo altri. Credo sia vero, ma solo in parte, che si siano creati posti di lavoro perché come ho detto prima in alcuni casi le ore lavorative sono state semplicemente spalmate su sette giorni anziché su sei. Lo stesso vale per la questione economica: in alcuni casi ne è valsa la pena, soprattutto per il terziario che offre un intrattenimento grazie al quale chi non lavora può godersi il tempo libero. Non sono del tutto convinto per i negozi di abbigliamento, elettronica e supermercati in genere. Se devo comprare una scarpa, un frullatore e una banana che io ci vada di lunedì o di domenica non penso mi faccia comprare e quindi spendere di più. Un punto invece, è a mio avviso indiscutibilmente a favore dell’apertura domenicale: il turismo. E’ davvero brutto, vi parlo per esperienza personale, arrivare in una città e trovare i negozi chiusi (soprattutto quando dimentichi ogni volta di mettere qualcosa in valigia), ma questo vale anche e soprattutto per i musei e simili, in questo caso è davvero nocivo sia per l’immagine che per l’economia del Paese trovare le serrande abbassate. Nonostante ciò, molti musei, anche quelli delle città più importanti, hanno ancora dei giorni di chiusura al pubblico. Ad ogni modo le statistiche (che poi è quello che importa agli economisti), almeno quelle di cui ho letto io, sono a favore dell’apertura dei negozi, economicamente funziona. We did it.

Ora io vi chiedo: siamo sicuri che puntare ai soldi, allo spendere di più per far muovere l’economia sia meglio che invece investire nel risparmio per un avvenire e soprattutto allo stare con i propri cari che oggi ci sono e domani non sappiamo?

#priorità

K0

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